Comitato Tecnico Scientifico

Il Comitato Tecnico Scientifico di Assobioplastiche è l’Organo scientifico consultivo dell’ dell’Associazione italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili. Il CTS, tra le altre cose, svolge ricerche e studi di settore; reperisce informazioni relative al settore; si rapporta con altri centri di ricerca; redige rapporti, position papers e studi di altro tipo; assiste i Soci nella soluzione di problematiche di carattere scientifico; esamina e sviluppa i progetti e le opportunità che interessano il settore industriale delle plastiche biodegradabili e compostabili. 

qodef-team-image
membro
Jenny Campagnol

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Pierfrancesco Cerruti

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Paola Fabbri

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Lucia Gardossi

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Stefano Mambretti

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Valerio Miceli

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Antonio Munarini

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Francesco degli Innocenti

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Antonella Pizzolante

comitato tecnico Assobioplastiche

qodef-team-image
membro
Cesare Vannini

comitato tecnico Assobioplastiche

LA BACHECA

Articoli e contributi dal mondo delle bioplastiche selezionati dal CTS di Assobioplastiche. La “Bacheca” è uno spazio aperto ad articoli e contributi esterni che abbiano come tematica le bioplastiche e il loro supporto all’economia circolare. Per chi fosse interessato a partecipare è possibile scrivere all’indirizzo: press@assobioplastiche.org. Le segnalazioni e i contributi verranno vagliati dal CTS di Assobioplastiche prima dell’eventuale pubblicazione.

La patologia del battage pubblicitario, dell’enfatizzazione e del pregiudizio nelle pubblicazioni sta creando una preoccupazione ingiustificata nei confronti dei teli di pacciamatura biodegradabili

The pathology of hype, hyperbole and publication bias is creating an unwarranted concern towards biodegradable mulch films

Autori: Francesco Degli-Innocenti

Negli ultimi mesi sono usciti molti articoli scientifici che con toni allarmistici mettono in guardia sui rischi delle plastiche biodegradabili, accusate di non degradare sufficientemente o di avere effetti tossici. Si è parlato delle bioplastiche come di una “falsa promessa”. Ma sono notizie attendibili? La nostra esperienza è che se, dopo aver letto il comunicato stampa di turno che “svela il lato oscuro delle bioplastiche”, si prende l’articolo scientifico originario e lo si analizza attentamente si scopre che i dati mostrati non sono allarmanti per niente. Insomma, se si fa il debunking (che purtroppo non è cosa alla portata di tutti visto il contenuto scientifico dei documenti) si scopre che l’allarmismo non è supportato dai dati. Quindi perché dati scientifici preliminari vengono amplificati coi mezzi di comunicazione di massa e trasformati in uno scandalo mediatico? Per spiegare questo fenomeno occorre tener conto che oggigiorno nel mondo accademico si compete nelle università e tra le università per posizioni, finanziamenti, studenti. Si vince pubblicando molti articoli e facendo in modo che siano molto citati, ossia occorre visibilità. Questo porta inevitabilmente ad una escalation, tanto che molte università si sono dotate di uffici stampa addetti alla amplificazione mediatica. È una disfunzione che si sta sviluppando nel mondo accademico contemporaneo, recentemente denominata la patologia del battage pubblicitario, dell’enfatizzazione e del pregiudizio nelle pubblicazioni, diventato oggetto di analisi, alla ricerca di rimedi. Recentemente sono stati presi di mira i prodotti biodegradabili usati in agricoltura, le vittime di turno della patologia. Nell’articolo sotto riportato, viene fatto un debunking degli studi con una analisi critica serrata che dimostra che i toni allarmistici non sono giustificati dai dati prodotti.

In recent months, a number of alarmist scientific articles have been published warning of the risks of biodegradable plastics, which are accused of not degrading sufficiently or of having toxic effects. Bioplastics have been described as a ‘false promise’. But is this reliable information? Our experience is that if, after reading the press release ‘Uncovering the Dark Side of Bioplastics’, you take the original scientific article and analyse it carefully, you will find that the data presented is not alarming at all. In short, if you do the debunking (which, unfortunately, not everyone can do, given the scientific content of the papers), you’ll find that the alarmism is not supported by the data. So why are preliminary scientific data amplified by the mass media and turned into a media scandal? To explain this phenomenon, one has to take into account that in science today, there is competition within and between universities for positions, funding and students. You win by publishing a lot of articles and making sure they are highly cited, in other words, you need visibility. This inevitably leads to escalation, so much so that many universities have set up press offices to amplify the messages. It is a dysfunction that is developing in contemporary academia, recently called the pathology of hype, hyperbole and publication bias, which has become the subject of analysis in search of remedies. Recently, biodegradable products used in agriculture have been targeted as victims of this pathology. In the following article, the studies are debunked with a close critical analysis that shows that the alarmist tones are not justified by the data produced.

I microrganismi che producono enzimi attivi sui poliesteri biodegradabili sono ubiquitari

Autori: Francesco Degli-Innocenti, Tony Breton, Selene Chinaglia, Ermes Esposito, Marco Pecchiari, Andrea Pennacchio, Alessandro Pischedda & Maurizio Tosin

Gli standard di biodegradabilità misurano la biodegradazione finale dei polimeri esponendo il materiale sottoposto a test a un inoculo microbico naturale. I test disponibili sviluppati dall’Organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO) utilizzano inoculi campionati da ambienti diversi, ad es. suolo, sedimenti marini, acqua di mare. Capire se ogni inoculo debba essere considerato microbiologicamente unico o meno può essere rilevante per l’interpretazione dei risultati dei test.

Combinando i dati pertinenti disponibili si può concludere che se un certo poliestere mostra una biodegradazione completa quando esposto a un inoculo naturale, può essere considerato biodegradabile e non è necessario ripetere il test utilizzando altri inoculi. Ovviamente, se il polimero non presenta biodegradazione ultima deve essere considerato resistente, fino a prova contraria.

Posizione di Assobioplastiche condivisa con European Bioplastics riguardo l’obbligatorietà delle capsule di caffè compostabili in quanto la Commissione europea ha correttamente supportato tale posizione nella revisione della normativa sugli imballaggi e sullo smaltimento di questi (PPWR) - A cura del Comitato Tecnico Scientifico di Assobioplastiche

Con il  32% del consumo globale l’Europa rappresenta attualmente il primo mercato mondiale del caffè. Questo spiega i consumi record di capsule monodose confermati anche dai dati sulla produzione che è cresciuta di quasi quattro volte nel periodo compreso fra il 2018 e il 2022, ponendo l’Europa in una posizione di leadership nel campo dell’innovazione dei materiali. Oltre cento tipi di capsule sono già certificate come “biodegradabili e compostabili” (in linea con la norma EN134323) secondo criteri di certificazione consolidati e indipendenti.
 

Il riciclaggio organico rappresenta per le capsule monodose l’opzione di fine vita più ecologica. Numerosi studi indipendenti dimostrano come le capsule compostabili siano decisamente più vantaggiose per l’ambiente rispetto a quelle in alluminio o a quelle in plastica tradizionale.

 

PERCHE’ I TELI DI PACCIAMATURA BIODEGRADABILI IN SUOLO POSSONO DIVENTARE UN FERTILIZZANTE NEL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO 1009/2019? A cura del Comitato Tecnico Scientifico di Assobioplastiche

Il percorso per l’inclusione dei teli di pacciamatura biodegradabili in suolo nel regolamento europeo sui prodotti fertilizzanti (FPR) è stato definito: entro il 16 luglio 2024 la Commissione Europea definirà i criteri di biodegradabilità per i teli di pacciamatura, con la successiva possibilità (nel 2026) di includerli nella CMC 9 (Categoria di Materiali Costituenti), “Polimeri diversi dai polimeri nutrienti”, Parte II, Allegato II del Regolamento Fertilizzanti.  

Assobioplastiche, insieme all’associazione europea di categoria European Bioplastics, accoglie con favore lo studio, l’approccio scientifico e il ruolo chiave dato alle norme su cui si basa il modello elaborato per definire i criteri di biodegradazione in suolo.

Commento su: Pinto et al., (2022) Influence of UV degradation of bioplastics on the amplification of mercury bioavailability in aquatic environments. Marine Pollution Bulletin 180, 113806

“Pertanto, sebbene le bioplastiche presentino numerosi vantaggi rispetto alle plastiche a base di petrolio nella maggior parte degli scenari, il loro smaltimento nell’ambiente marino dovrebbe comunque essere evitato e regolamentato, poiché le bioplastiche possono diventare un potenziale pericolo concentrando metalli tossici e potenzialmente fungere da vettore per la loro biomagnificazione lungo la catena alimentare”. Questo messaggio è molto preoccupante… ma è un falso allarme, si basa su presupposti fallaci, cioè che qualcuno abbia in mente il malvagio progetto di smaltire le bioplastiche in mare, come se il mare fosse una discarica.

  “As such, although bioplastics present numerous advantages over petroleum-based plastics in most scenarios, their disposal in the marine environment should still be avoided and regulated, as bioplastics can become a potential hazard by concentrating toxic metals and potentially act as a vector for their biomagnification along the food chain”. This message is very worrying… but it is a false alarm, it is based on fallacious assumptions, i.e. that someone has in mind the evil project of disposing bioplastics at sea, as if the sea were a landfill.

Commento di Francesco Degli Innocenti, CTS Assobioplastiche

A Review of Bioplastics and Their Adoption in the Circular Economy (Una revisione della letteratura sulle bioplastiche e la loro adozione nell'economia circolare)

by Alberto Di Bartolo, Giulia Infurna and Nadka Tzankova Dintcheva – Polymers, 2021 – mdpi.com


The European Union is working towards the 2050 net-zero emissions goal by implementing the European Green Deal.

The shift towards a more sustainable society is intertwined with the production, use, and disposal of plastic in the European economy. Adoption of bioplastics–plastics that are biodegradable, bio-based, or both–is under assessment as one way to decouple society from the use of fossil resources, and to mitigate specific environmental risks related to plastic waste. The review showsstandards and life cycle assessment studies of biopolymers and discuss some of the challenges that can be currently identified with the adoption of these materials.

L’Unione europea sta lavorando tramite attuazione del Green Deal al raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni nel 2050.

Il passaggio a una società più sostenibile è strettamente correlato al tipo di produzione, uso e smaltimento della plastica nell’economia europea. L’adozione di bioplastiche (plastiche biodegradabili, a base biologica o entrambe) è stata valutata come una delle possibili soluzioni per diminuire l’uso delle risorse fossili e per mitigare i rischi ambientali specifici legati ai rifiuti di plastica. La revisione mostra gli standard e gli studi di valutazione del ciclo di vita dei biopolimeri e riporta alcune delle sfide che possono essere attualmente identificate con l’adozione di questi materiali.
 

Commento su "Le bioplastiche e i materiali di origine vegetale sono più sicuri delle plastiche convenzionali? Tossicità in vitro e composizione chimica" di Zimmermann et al.

“Zimmerman et al. si sono posti la domanda se le bioplastiche e i materiali di origine vegetale fossero più sicuri delle plastiche convenzionali. Questa domanda non ha senso”.


Articolo di Claudia Cusan PhD, European Registered Toxicologist, Francesco Degli Innocenti Dr., Senior Advisor, Novamont S.p.A., Italy